Spaghetti crudi messi in diagonale su sfondo bianco
Racconti

Made in Italy? La gastronomia italiana in Germania

La facciata del Colosseo su una bottiglia di olio extravergine d’oliva. Un ristorante turco chiamato “Bella Vita”. Un gondoliere sulla confezione di Savoiardi, i biscotti per fare il tiramisù. Da quando vivo in Germania, mi è capitato spesso di notare allusioni all’Italia un po’ ovunque, soprattutto nel mondo alimentare e gastronomico: in supermercati, nei ristoranti… come se un’immagine che raffigura l’Italia o una parola in italiano renda tutto più affascinante. Un po’ meno per noi italiani che, davanti agli scaffali del supermercato, ci chiediamo spesso cosa mai c’entri il Colosseo con l’olio d’oliva. Immaginate un po’: per i tedeschi sarebbe un po’ come vedere un Bretzel stampato sul cofano di una Mercedes.
L’immagine dell’Italia viene quindi sfruttata in vari modi e in vari contesti, più o meno inerenti. Sono tutti appassionati del Belpaese? Può essere. Ma qui si tratta di marketing. O, più precisamente, di food marketing.

Il mondo del food marketing

Ma cos’è il food marketing? Cercando queste due parole su un qualsiasi motore di ricerca su internet, si possono trovare varie definizioni e tutte seguono questa linea: il food marketing non è solo una strategia di vendita specifica per il settore alimentare, ma è anche comunicazione diretta ai consumatori, fatta di esperienze sensoriali, emozioni e ricordi. Una strategia che va oltre il semplice marketing: un prodotto non si vende solo perché è buono, ma perché è raccontato, è emozionante, è sentito. E, per colpire nel segno usando questa strategia, uno dei primi sensi a venire stimolato è la vista: secondo alcune ricerche, gran parte dei consumatori dà molta importanza alla parte estetica del prodotto. Fattore che diventa importantissimo per la scelta finalizzata all’acquisto, in quanto quello a essere più diretto e immediato. Quindi, come si suol dire: “Anche l’occhio vuole la sua parte”. Proprio su questo concetto si basa una delle regole principali del food marketing: se una confezione è esteticamente accattivante, i consumatori saranno più portati a comprare il prodotto. Ma non solo: l’immagine non deve essere solo bella, ma deve saper suscitare emozioni.

Il ricordo delle vacanze in Italia

Molti tedeschi, si sa, amano il Belpaese. Amano Venezia, Roma, il lago di Garda, Napoli e il suo golfo. In queste città, molti turisti tedeschi adorano passare le loro vacanze. Ed è proprio questa la strategia che molti rivenditori scelgono di utilizzare per vendere meglio i prodotti “italiani” in Germania: non appena vedete l’immagine del golfo di Napoli sulla confezione di mozzarella, non vi viene in mente quella pizza Margherita soffice e delicata mangiata in quel ristorante napoletano vista mare durante la vostra vacanza in Italia, due anni fa? Con l’acquolina in bocca e mille ricordi in testa, è impossibile non cedere alla tentazione di comprare quella mozzarella confezionata. Chissà, magari è pure in offerta…
Per chi, invece, non ha ancora avuto l’opportunità di vedere il Belpaese coi propri occhi, queste immagini rimandano alla classica immagine dell’Italia che chiunque conosce. Uno stereotipo popolare che funge da biglietto da visita anche per quelli che, di questo Paese, hanno solo sentito parlare e che serve a denominare in modo (molto) generale l’origine del prodotto. Un po’ come il Bretzel e la Porta di Brandeburgo che aiutano un comune italiano a localizzare geograficamente la provenienza, indicandolo come ovviamente “tedesco”, senza però sapere effettivamente da che Bundesland provenga ciò che stanno comprando.

Specialità della casa: taliatelle al bolonese

Il ristorante turco chiamato “Bella Vita”, che ho citato nelle prime righe di questo articolo, non l’ho inventato io, ma esiste davvero. L’ho trovato in un piccolo paesino austriaco, a un’ora di distanza da Passavia. Un ristorantino che, di italiano, aveva davvero solo il nome. E al massimo qualche trancio di pizza con nomi che suonavano solo vagamente italiani. Come quando, da buon italiano all’estero, prima o poi ti viene voglia di mangiare un buon piatto di pasta come si deve. Vai alla ricerca di un ristorante italiano e finalmente lo trovi: nome italiano, atmosfera italiana, proprio quello che ci vuole. Ed ecco il menù: specialità del giorno, taliatelle al bolonese e bruscetta. Davanti a parole così, ti viene il dubbio che neanche il cuoco sia italiano. Eppure, molti ristoranti usano nomi sgrammaticati e scorretti senza pensarci due volte: l’importante è scrivere qualcosa che “suoni” italiano. Una strategia anche questa che attira molti più clienti di quanto si pensi, perché l’importante non è che SIA italiano, ma che SEMBRI italiano.

Il Made in Italy come marchio di qualità

Perché quindi l’immagine dell’Italia viene sfruttata molto nel campo gastronomico, anche se il riferimento non è sempre esattamente fedele? La risposta è abbastanza semplice: l’Italia, per quanto riguarda la gastronomia, non ha eguali. Il Belpaese, a tavola, è simbolo di buona qualità e buon gusto. Un simbolo che viene sfruttato soprattutto nella vendita di prodotti alimentari e nel campo della ristorazione. Il Made in Italy nella gastronomia equivale al Made in Germany nella meccanica: leggendolo, sappiamo che stiamo facendo un buon investimento. O almeno, crediamo di farlo. Solo perché tutto sembra così terribilmente italiano da sembrare vero, non vuol dire che lo sia. Attenzione quindi alla strategia visiva del food marketing: quali siano le origini del prodotto e dove viene confezionato, lo si apprende leggendo le informazioni sull’etichetta. Non affidiamoci troppo alle immagini: solo perché c’è un Colosseo sulla bottiglia di olio extravergine d’oliva, non vuol dire che le olive siano romane o, addirittura, forse neanche italiane. Per quanto riguarda invece la ristorazione, c’è poco da fare: una persona che non sa l’italiano, non può riconoscere da un menù se il ristorante è veramente italiano o no. Per noi, invece, l’unica soluzione è passare oltre e cercare un locale che (almeno) si curi di scrivere qualche parola corretta in più.

Morale della favola? Fatevi ispirare dal gondoliere che vi guarda fiero dal pacco di Savoiardi che dovete comprare per fare il tiramisù. Fatevi prendere dalle emozioni vedendo il duomo di Firenze svettare sulla confezione di Cantucci. O cedete alla tentazione di andare a mangiare una bella pizza Carbanara. Ma ricordatevi sempre che informarsi sulle origini del prodotto è importante, soprattutto se si vuole preservare e custodire il buon Made in Italy a tavola comprando prodotti veramente italiani e di qualità.


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